Orchestra Multietnica di Arezzo

Il carnevale degli insetti

16 giugno / ore 21:15 / Teatro Excelsior Reggello

STEFANIA SANDRELLI, PAOLO GIOVANNUCCI, ORCHESTRA MULTIETNICA DI AREZZO

IL CARNEVALE DEGLI INSETTI

di Stefano Benni

costumista Giuliana Colzi
scenografa Lucia Baricci
regia Paolo Giovannucci

l’Orchestra Multietnica di Arezzo è diretta da Enrico Fink

produzione Officine della Cultura

Tra satira, giochi di parole e neologismi è l’estro di Stefano Benni a indicare un nuovo punto di vista per l’umanità inquieta, un punto divergente, rivolto verso il basso, ancora un po’ più in basso del solito, eppure capace di comprendere circa il 90% di tutti gli artropodi e più del 70% di tutte le specie animali conosciute: gli insetti.

Considerato il manifesto ambientalista dello scrittore e umorista bolognese, Il Carnevale degli insetti è un omaggio a blatte, farfalle, api, ragni e perfino zanzare, costretti ad alzare la zampa per l’irriverente preghiera ad una specie, la nostra, “troppo occupata da altri nobili, altissimi progetti per guardare la varietà meravigliosa che brulica ai (loro) piedi e vola sopra la (loro) testa”. Preghiera e allo stesso tempo metafora, considerazione amara di come alle preziose classificazioni i primati ominoidei bisessi, ovvero noi, preferiscano Baygon, pesticidi e carta moschicida.

La narrazione e il canto degli epterigoti archeognati e zigentomi, degli emimetaboli plecotteri e nototteri, dei tarli mallofagi e dei pidocchi anopluri, dell’orrido ragno, della coccinella vezzosa e dell’ape industriosa che fa il miele di rosa, sono affidati alle voci divertite e pungenti di Amanda Sandrelli e Paolo Giovannucci. A loro il compito di spiegare come stanno le cose. A loro l’invito a guardare la varietà meravigliosa del disegno delle ali di una falena.

Opera tra musica e parole, il Carnevale degli insetti vive, in questa messinscena, dell’eclettismo timbrico dell’Orchestra Multietnica di Arezzo diretta da Enrico Fink.

La formazione, con i suoi musicisti provenienti da 12 diversi Paesi, laboratorio permanente tra musica e cittadinanza, non poteva che essere il campo d’incontro di questo sguardo ironico, fantasioso e intelligente sulla sorte dell’uomo, che non s’accorge che il destino della terra sta per cambiare padrone.